Quando si agisce cresce il coraggio, quando si rimanda cresce la paura (Publilio Siro)

domenica 22 maggio 2011

Il bambino impara ciò che vive...

"Se vive nel rimprovero, 
diverrà più intransigente. 
Se vive nell'ostilità,
diverrà più aggressivo. 
Se vive nella derisione,
diverrà più timido. 
Se vive nel rifiuto,
diverrà uno sfiduciato. 
Se vive nella serenità,
diverrà più equilibrato. 
Se vive nell'incoraggiamento,
diverrà più intraprendente.
Se vive nell'apprezzamento,
diverrà più comprensivo. 
Se vive nella lealtà,
diverrà più giusto. 
Se vive nella chiarezza,
diverrà più fiducioso. 
Se vive nella stima,
diverrà più sicuro di sé. 
Se vive nell'amicizia,
diverrà veramente amico per il suo mondo"
(J. R. Kipling)

lunedì 28 marzo 2011

Attacchi di panico e Disturbo di panico

L'Attacco di Panico è un episodio di improvvisa e incontrollabile ansia e paura. Il cuore batte forte e ti sembra di non riuscire a respirare. Ti gira la testa e ti si chiude lo stomaco. Forse pensi che stai per morire o temi di impazzire.

Se non vengono trattati, gli attacchi di panico possono aprire la strada ad un Disturbo di Panico e/o ad altri problemi, che portano spesso ad isolamento e alla rinuncia alle normali attività quotidiane. Prima si interviene, meglio è. Con un trattamento appropriato, si riducono o si eliminano i sintomi e si guadagna nuovamente la possibilità di una vita "normale".

In molti casi, gli attacchi di panico si presentano senza alcun preavviso. Spesso non è evidente nessuna chiara ragione per il manifestarsi dell'attacco. Possono avvenire anche in un momento in cui si è rilassati o durante il sonno.
Un attacco di panico potrebbe succedere anche una volta soltanto, ma molte persone sperimentano ripetuti episodi. Attacchi ricorrenti sono spesso scatenati da specifiche situazioni, come guidare in autostrada o parlare in pubblico, in modo particolare se quell'evento ha causato precedentemente un attacco di panico. Generalmente le situazioni che inducono il panico sono quelle in cui ti senti "in trappola" e senza via di uscita.

Come si manifesta
Spesso gli attacchi di panico insorgono quando si è lontani da casa, ma possono capitare in qualunque momento: mentre si è al centro commerciale, si sta passeggiando, si è in auto o sul divano di casa propria...
I segni e i sintomi di un attacco di panico si sviluppano in modo molto violento e rapido e generalmente raggiungono il picco nel giro di 10 minuti. La maggior parte degli attacchi termina entro 20-30 minuti; solo raramente possono durare fino ad un'ora.

Segni e sintomi di un Attacco di Panico
-Mancanza di respiro o iperventilazione, sensazione di soffocamento
-Palpitazioni o tachicardia (battiti accelerati, irregolari, sensazione di “cuore in gola”)
-Tremori
-Sudorazione
-Brividi o vampate di calore
-Sensazioni di intorpidimento o formicolio
-Dolore o fastidio al torace / al petto
-Nausea o disturbi addominali
-Sensazione di derealizzazione (ambiente percepito come strano, irreale, sensazione di stordimento e di distacco dalla realtà) o di depersonalizzazione (sensazione di essere staccati dal proprio corpo)
-Paura di impazzire o di perdere il controllo
-Paura di morire

È un infarto o un attacco di panico?
La maggior parte dei sintomi di un attacco di panico è di tipo fisico e spesso questi sintomi sono così forti e così gravi che le persone temono che si tratti di un infarto. Chi soffre di attacchi di panico, infatti, si sottopone spesso a visite mediche, cardiogrammi o corse al Pronto Soccorso nella convinzione che si tratti di un grave e pericoloso problema fisico. Se è comunque molto importante escludere possibile cause mediche di sintomi quali il dolore al torace, le palpitazioni o le difficoltà respiratorie, molto spesso si tratta semplicemente di panico, potenziale e trascurata causa di questi sintomi.

Il Disturbo di Panico, invece, è caratterizzato da ripetuti attacchi di panico, associati a significativi cambiamenti nei comportamenti e nelle attività quotidiane o da una persistente preoccupazione di avere altri attacchi. In particolare, ci sono:
  • Ansia anticipatoria: Anche quando non si ha un attacco di panico, si sperimenta una costante tensione e ansia legata alla preoccupazione che presto possa verificarsi un nuovo episodio. Si tratta di una "paura della paura" che è presente per la maggior parte del tempo e che rende la vita molto difficoltosa.
  • Evitamento fobico: si tende ad evitare situazioni e luoghi in cui in precedenza si sono verificati episodi di panico o che noi colleghiamo ad essi. Si tratta spesso di posti dove pensiamo che, in caso di un attacco di panico, ci sarebbe impossibile o molto difficile fuggire o nasconderci.

Trattamento
Gli Attacchi di Panico e il Disturbo di Panico sono condizioni altamente trattabili.
Anche in questo caso, la Terapia Cognitivo Comportamentale risulta essere l'approccio più efficace. Tecniche utilizzate in questo tipo di trattamento sono il rilassamento, il controllo della respirazione, l'esposizione graduale, esercizi di generazione delle sensazioni di panico.

lunedì 14 marzo 2011

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo

Alcuni mesi fa, i giornali hanno diffuso la notizia che David Beckham, il popolare calciatore britannico e marito di Victoria Beckham, soffre di Disturbo Ossessivo Compulsivo, un disturbo d'ansia che rende la vita più difficile. Secondo quanto riferito, David è terrorizzato dal disordine, al punto da dover allineare le lattine di bibita nel frigorifero e contarle più volte per evitare che siano in numero dispari.
A fargli compagnia nella schiera di persone vittime del DOC, ci sarebbero niente meno che Cameron Diaz, Justin Timberlake e Jessica Alba. Al cinema, invece, uno splendido esempio di questo disturbo è rappresentato da Jack Nicholson nel film "Qualcosa è cambiato".

Ma che cos'è esattamente il DOC?
Se a tutti noi capita di avere talvolta il dubbio di aver chiuso la macchina o di aver spento il gas e di tornare indietro a controllare, per chi soffre di DOC questa è la normale e dolorosa quotidianità, caratterizzata da un'ansia costante, da preoccupazioni e pensieri impossibili da allontanare. Pensieri ossessivi e comportamenti compulsivi diventano così eccessivi da rendere davvero complicata la vita quotidiana.
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è dunque un disturbo d'ansia caratterizzato da pensieri incontrollabili, intrusivi e persistenti (ossessioni) e da comportamenti ripetitivi e ritualizzati che ci si sente obbligati a mettere in atto per diminuire l'ansia causata dai pensieri (compulsioni). Chi soffre di DOC, di solito, riconosce che questi pensieri e comportamenti sono irrazionali, ma nonostante ciò, si sente incapace di opporre resistenza e di liberarsene.
I tipi più comuni di compulsioni riguardano:
  • Lavarsi (in particolare, farsi la doccia o lavarsi le mani)
  • Controllare (serrature, gas, soldi...)
  • Contare e metter in ordine (contare fino ad un certo numero, evitare determinati numeri, mettere in ordine le cose in un modo prestabilito e immodificabile...)
  • Accumulare (qualunque cosa...)
  • Dubbio e senso di colpa (se tutto non è perfetto accadrà qualcosa di terribile) [in questo caso può trattarsi di pura ossessione o associarsi ad altri tipi di compulsioni]
Terapia per il Disturbo Ossessivo Compulsivo
I trattamenti efficaci per il DOC spaziano dalla terapia, al self-help, alla terapia farmacologica.
Quello che secondo le Linee Guida internazionali è più efficace è la Terapia Cognitivo-Comportamentale.
In caso di DOC, questo tipo di approccio utilizza in particolare una tecnica chiamata "Esposizione e prevenzione della risposta".
Questa tecnica prevede l'affrontare ripetutamente e in modo graduale le ossessioni che disturbano il soggetto, evitando però di mettere in atto quei comportamenti che generalmente compie per alleviare l'ansia (compulsioni).
Ad esempio, se l'ossessione è rappresentata dalla paura dei germi, il terapeuta può chiedere al soggetto, dopo un'opportuna preparazione, di toccare la maniglia di un luogo pubblico e di evitare il lavaggio delle mani subito dopo. In questo modo, il paziente potrà sperimentare come l'ansia legata al non potersi lavare andrà pian piano svanendo da sola ed apprenderà ad avere, in questo modo, il controllo di ossessioni e compulsioni.

Nei bambini:
Nei bambini sono spesso presenti sintomi che possono sembrare come quelli descritti:
In alcuni casi si tratta di comportamenti normali, tipici dell'età evolutiva e delle fasi di sviluppo del bambino.
In altri si tratta effettivamente di DOC.
In altri ancora, può trattarsi di sintomi di altri disturbi, come Disturbo da Deficit di Attenzione, Autismo o Sindrome di Tourette.
Nel caso in cui si manifestino sintomi di DOC, in particolare se in modo improvviso, è utile richiedere un esame colturale del tampone faringeo, per evidenziare l'eventuale presenza di un'infezione da streptococco denominata PANDAS (Pediatric Autoimmune Neuropsychiatric Disorder Associated with Streptococcol Infection), che si manifesta proprio con tic e comportamenti ripetitivi.
Anche nei bambini, come negli adulti, ossessioni e compulsioni creano grande disagio e interferiscono con le attività quotidiane, occupando diverse ore della giornata. A differenza degli adulti, però, i bambini possono NON percepire i loro pensieri e comportamenti come eccessivi o irrazionali.

Checklist comportamenti "normali" VS comportamenti DOC



Normali
DOC

L’abitudine o la paura è:
1
Tipica, diffusa, comune agli altri bambini
Bizzarra, inusuale
2
Appena evidente
Estrema o esagerata
3
Piacevole, soddisfacente, rilassante, distensiva o divertente per il tuo bambino
Angosciante, tormentosa o fastidiosa per il tuo bambino
4
Non causa difficoltà, anzi talvolta può essere d’aiuto nelle attività quotidiane
Interferisce con le attività quotidiane o le rende addirittura impossibili
5
Il bambino può scegliere se mettere in atto quel comportamento
Il bambino non vorrebbe farlo, ma si sente costretto
6
Se vuole, il bambino può smettere quel comportamento
Il bambino non riesce a smettere quel comportamento neppure volendolo
7
Può essere interrotto senza difficoltà
Se il bambino viene interrotto durante quel  comportamento, ciò gli causa ansia e stress

lunedì 7 marzo 2011

DSA: ovvero i Disturbi Specifici dell'Apprendimento


L'attenzione ai disturbi dell'apprendimento in questi anni è cresciuta notevolmente, purtroppo non sempre affiancandosi ad una corretta informazione. 
Se come genitore hai il dubbio che tuo figlio possa avere un DSA (o gli insegnanti hanno evidenziato qualche difficoltà), è probabile che in questo momento tu ti senta confuso, spaesato tra informazioni poco chiare e test più o meno attendibili ma, soprattutto, in difficoltà rispetto a cosa sia meglio fare per il tuo bambino.
Proviamo allora a fare un po' di chiarezza, sapendo che un intervento precoce per i bambini con Disturbi dell'Apprendimento può davvero fare la differenza e dare una grande chance di successo.

Cosa sono i DSA
I Disturbi dell'Apprendimento sono un gruppo eterogeneo di disordini caratterizzati da significative difficoltà nella lettura, nella scrittura, nella comprensione o produzione del linguaggio orale, nel ragionamento e nel calcolo matematico.
Le cause di questi disturbi non sono ancora note con certezza, ma probabilmente sono dovuti a disfunzioni del sistema nervoso centrale.
Anche la percentuale di DSA in Italia non è un dato da prendere con certezza, ma è stimabile intorno al 3-4%.
I Disturbi dell'Apprendimento che si manifestano in età evolutiva sono principalmente questi:
  • DISLESSIA: Il livello di capacità di leggere raggiunto (per quanto riguarda precisione, velocità o comprensione, misurate da test standardizzati somministrati individualmente) è al di sotto di quanto ci si aspetterebbe per l'età del soggetto, il suo livello intellettivo e il grado di istruzione. L'anomalia interferisce significativamente con l'apprendimento scolastico o con le attività quotidiane che richiedono capacità di lettura.
  • DISGRAFIA: Il bambino ha difficoltà a riprodurre segni grafici (lettere, numeri, figure geometriche...), non riesce a seguire le righe, non rispetta i margini del foglio, i suoi quaderni sono molto disordinati... La sua scrittura è di solito illeggibile. Spesso la penna è impugnata in modo scorretto.
  • DISORTOGRAFIA: Il bambino ha difficoltà a trasformare il linguaggio da parlato a scritto o a scrivere sotto dettatura: confonde suoni simili (f/v, t/d...) o segni simili (p/b), salta alcune lettere o le inverte, non usa le doppie.
  • DISCALCULIA: Il livello di capacità di calcolo raggiunto (per quanto riguarda calcolo o ragionamento matematico, misurati con  test standardizzati somministrati individualmente) è al di sotto di quanto ci si aspetterebbe per l'età del soggetto, il suo livello intellettivo e il grado di istruzione. L'anomalia interferisce significativamente con l'apprendimento scolastico o con le attività quotidiane che richiedono capacità di calcolo.
Cosa posso fare se ho il sospetto che mio figlio abbia un Disturbo dell'Apprendimento?
E' opportuno richiedere una valutazione specialistica ad uno Psicologo o ad un Neuropsichiatra, anche presso un reparto di Neuropsichiatria Infantile, informandosi sulle liste d'attesa e sui tempi necessari per la diagnosi.
La valutazione viene fatta, oltre che con il colloquio, con strumenti standardizzati e specifici.
Gli studenti con DSA hanno diritto ad accedere a strumenti compensativi (calcolatrice e computer, tavole pitagoriche, mappe concettuali, libri digitali o audio... ) e dispensativi (esenzione da lettura ad alta voce, dall'uso del dizionario, tempi più lunghi per le verifiche...)

Se mio figlio ha un DSA (in particolare se è dislessico...)

COSA FARE

Incoraggialo e lodalo
Aiutalo a costruire la fiducia in sè
Trova qualcosa in cui riesce bene
Fagli capire che comprendete le sue difficoltà senza compatirlo
Fagli usare, dove necessario, gli strumenti compensativi

COSA NON FARE

Evita di farlo leggere ad alta voce (se ne ha voglia, però, non impedirglielo!!)
Non correggere “tutti” gli errori nei testi scritti
Evita di fargli ricopiare il lavoro svolto
Non paragonarlo agli altri
Evita di definirlo lento, pigro, svogliato o stupido



giovedì 3 marzo 2011

Paure e fobie

Ognuno di noi, probabilmente, ha qualche paura irrazionale o ingiustificata: alcuni hanno paura degli aghi, altri sono terrorizzati da un topo o da un ragno, altri ancora non riescono a guardare giù da edifici alti... Per la maggior parte delle persone, queste paure sono poco rilevanti, hanno poco impatto sulla vita quotidiana. Per alcuni, invece, sono così forti da causare una fortissima ansia e interferiscono sulle normali attività giornaliere.
Quando le paure non sono giustificate e causano difficoltà nella vita quotidiana, vengono definite fobie.
Una fobia è un'intensa paura di qualcosa che, in realtà, rappresenta un pericolo minimo o inesistente nella situazione attuale del soggetto.
Il solo pensare alla cosa temuta spesso è in grado di provocare ansia, mentre il trovarsi effettivamente davanti alla situazione causa vero e proprio terrore, sensazione di essere sopraffatti e tentativi di fuggire o di evitarla, arrivando a cambiare addirittura stile di vita. Chi soffre, ad esempio, di claustrofobia potrebbe rinunciare ad un lavoro remunerativo a causa della necessità di prendere l'ascensore; chi teme la vista degli aghi potrebbe rinunciare per anni ad esami medici di controllo...
La maggior parte delle fobie si sviluppa nell'infanzia, ma può accadere anche in età adulta.
Fobie comuni
Si distinguono 4 tipi di fobie specifiche comuni:
  • Animali: Paure causate da animali o insetti, ad esempio paura di serpenti, ragni, api, cani... 
  • Ambiente naturale: Paure causate da aspetti della natura, ad esempio paura dell'altezza, dei temporali, dell'acqua o del buio. 
  • Situazionale: Paure scatenate da una specifica situazione, ad esempio paura degli spazi chiusi (claustrofobia), paura degli ascensori, paura di volare, paura del dentista. 
  • Sangue-iniezioni-ferite: Paura provocata dalla vista del sangue o di una ferita o dal ricevere un'iniezione o altra procedura medica invasiva. 
Sintomi 
Le persone con fobia sperimentano un'ampia varietà di sintomi riconducibili all'ansia quando sono esposti all'oggetto o alla situazione che temono. I sintomi sono sia fisici che emotivi. Possono spaziare da un generico senso di apprensione ad un vero e proprio attacco di panico. Generalmente, più si è vicini alla cosa temuta, maggiore è l'intensità dei sintomi e della paura.

Sintomi comuni di Fobia specifica
  • Fiato corto o sensazione di soffocare
  • Battiti cardiaci accelerati, sensazione di cuore in gola
  • Tremori
  • Sudorazione
  • Sensazione di vertigini,  instabilità, svenimento
  • Nausea o mal di stomaco
  • Sensazione di irrealtà o di essere separati da se stessi
  • Paura di perdere il controllo o di impazzire
  • Paura di morire
  • Sensazione di insensibilità o formicolii
  • Paura di svenire

Sintomi della fobia di tipo sangue-ferite-iniezioni

I sintomi di questa fobia sono leggermente diversi da quelli delle altre fobie. Di fronte alla vista di sangue o di un ago, ciò che si sperimenta è non solo paura, ma anche disgusto. Come negli altri casi, compare un iniziale aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, ma, a differenza invece delle altre fobie, a questa situazione segue un brusco calo che provoca nausea, vertigini e svenimento. Benché la paura di svenire sia un sintomo comune delle fobie, il tipo sangue-ferite-iniezioni è l’unico in cui può effettivamente succedere uno svenimento.

Sebbene, come abbiamo visto, le fobie siano comuni, esse raramente causano problemi o significativi sconvolgimenti delle attività quotidiane.
Se, invece, evitare oggetti, attività o situazioni che scatenano la paura interferisce con il normale funzionamento o impedisce di fare cose che altrimenti si desidererebbe fare, è il momento di chiedere aiuto.
Trattamento delle fobie e delle paure
La terapia più efficace utilizzata per il trattamento delle fobie è quella cognitivo-comportamentale, che agisce in particolare con l'utilizzo di tecniche chiamate Desensibilizzazione Sistematica ed Esposizione graduale, che portano il paziente ad identificare le situazioni temute e ad affrontarle gradualmente, a partire da quelle che provocano meno ansia fino ad arrivare a quelle che spaventano maggiormente, prima in immaginazione poi in vivo, seguendo le indicazioni del terapeuta. Accanto a questa esposizione può essere utile apprendere tecniche di rilassamento.
Questo trattamento è molto efficace: secondo il NIMH (National Institute of Mental Health), circa il 75% dei pazienti riescono a superare le loro fobie attraverso la terapia cognitivo-comportamentale.

Bambini e fobie

Le paure nei bambini sono molto comuni. Secondo alcune ricerche, addirittura il 90% dei bambini di età compresa tra i 2 e i 14 anni ha almeno una fobia specifica. Le seguenti paure sono frequenti in molti bambini e vengono considerate "normali".

ü  0-2 anni – Rumori forti o improvvisi, estranei, separazione dai genitori, oggetti molto grossi.
ü  3-6 anni - Esseri immaginari come fantasmi, mostri e streghe, buio, dormire da soli, rumori strani, alcuni animali.
ü  7-14 anni - Timori più realistici come ferite, malattie, morte, disastri naturali, insuccessi a scuola o nello sport.
Se la paura del bambino non interferisce con la sua vita quotidiana, non è necessario intervenire, in quanto si tratta di normali fasi di crescita. Al contrario, se la paura ha un forte impatto sulle attività sociali, sull'andamento scolastico, sul sonno o su altri aspetti della vita quotidiana del bambino, è opportuno valutare la possibilità di chiedere aiuto ad uno psicologo.


lunedì 28 febbraio 2011

La trappola della felicità


Titolo: LA TRAPPOLA DELLA FELICITA'. Come smettere di tormentarsi e iniziare a vivere.

Autori: Russ Harris (ed. italiana a cura di Giovambattista Presti)

Edizioni Erickson, 2010 




Immagina per un momento che quasi tutto ciò che credi su come raggiungere la felicità sia in realtà inesatto, fuorviante o falso. E immagina che siano proprio queste tue convinzioni a farti sentire infelice. E se in realtà fossero proprio i nostri sforzi per trovare la felicità ad impedirci di ottenerla?

L'introduzione inizia con queste parole.
Non è un libro che si legge tranquillamente la sera prima di dormire. E' un libro "da vivere", da sperimentare su di sè... e difficilmente vi lascerà indifferenti. 
E' un libro di "auto-aiuto", ma può anche essere molto di più.
Si basa sull'Acceptance and Committment Therapy (ACT), un approccio psicoterapeutico recente che, con solidissime basi scientifiche e bibliografiche, si sta rivelando utile ed efficace nell'aiutare chi soffre per i problemi più diversi. E' un approccio basato sulla mindfulness, ma non solo. Scopo principale dell'ACT è 
aiutare a vivere una vita piena, significativa, ricca, non fuggendo di fronte al dolore che inevitabilmente incontriamo, ma affrontandolo in modo efficace.
Nel nostro mondo occidentale siamo vittime inconsapevoli di miti costruiti intorno alla felicità, che rinchiudono in trappola la nostra vita. Quanto tempo nella nostra vita "sprechiamo" lottando contro il dolore, la paura, la rabbia o i pensieri negativi? Quanta vita perdiamo evitando situazioni che ci possono far soffrire ulteriormente, che ci preoccupano o ci mettono in ansia?
Attraverso il libro vengono percorsi i 6 processi che sono alla base dell'ACT, con un linguaggio comprensibile a chiunque, per rendere il lettore consapevole dei meccanismi mentali che ci rendono prigionieri. Vivere una vita piena significa muovere piccoli passi in direzione di ciò che nella nostra esistenza riteniamo di incomparabile valore, camminare verso ciò che per noi è prezioso e importante.

Che cosa è importante per te?
Cosa vuoi che la tua vita sia per te?
Che tipo di persona vuoi essere?
Che tipo di relazioni vuoi costruire?
Se tu non stessi lottando con le tue emozioni o evitando le tue paure, per fare cosa canalizzeresti il tuo tempo e le tue energie?

Se cercate risposte, nel libro non ne troverete. Quello che troverete è una proposta, una strada che potrete percorrere da soli o, eventualmente, con il supporto di uno psicologo ACT.

Buona lettura

(in uno dei prossimi post, approfondirò la presentazione del modello ACT)


giovedì 24 febbraio 2011

Il Disturbo d'Ansia Generalizzato


“Non riesco a fermare la mia mente, sono sempre in ansia… mi sembra di impazzire”
"È in ritardo, doveva essere qui venti minuti fa… Gli deve essere successo un incidente…”
“Non riesco a dormire – sono come terrorizzato… e non so perché!”


Cos'è
Il Disturbo d'Ansia Generalizzato (GAD) è caratterizzato da uno stato di ansia, apprensione e preoccupazione eccessive per intensità, durata o frequenza e presenti in molti ambiti della vita quotidiana. Quest'ansia non è legata ad un'effettivo evento pericoloso ed è difficile da controllare. Inoltre è presente da almeno 6 mesi.

 Sintomi fisici di Disturbo d’Ansia Generalizzato (GAD)
§  Tensione, dolori o crampi muscolari
§  Problemi del sonno
§  Disturbi gastrici, nausea, diarrea
§  Vertigini
§  Nervosismo o irrequietezza
§  Facile affaticamento
Sintomi psicologici di Disturbo d’Ansia Generalizzato (GAD)
§  Irritabilità
§  Sensazione di terrore o forte paura
§  Incapacità di tenere sotto controllo i sintomi ansiosi
§  Incapacità di rilassarsi
§  Difficoltà di concentrazione
§  Paura di perdere il controllo
    In molti casi a questi sintomi si affianca un'attivazione del Sistema Nervoso Autonomo che può causare palpitazioni, sudorazione, dispnea, nausea, aumento del bisogno di urinare...

    Spesso il GAD ha un andamento cronico, motivo per cui chi ne soffre tende a definirsi una "persona ansiosa", come una caratteristica di personalità, come un tratto distintivo del proprio modo d'essere. Per questo molte volte è un disturbo non riconosciuto e i pazienti tendono a rivolgersi a figure mediche a causa dei sintomi fisici

    Come si manifesta
    Chi ha un disturbo d'ansia generalizzato vive come se temesse un disastro da un momento all'altro, in uno stato di preoccupazione quasi costante. La maggior parte delle paure eccessive riguardano situazioni quotidiane, come responsabilità lavorative, problemi economici, salute propria e dei familiari, incidenti a persone significative... Chi soffre di GAD può essere terrorizzato dall'idea di fare errori al lavoro, può essere in forte ansia al minimo ritardo di qualcuno, temendo che sia capitato un incidente, può svegliarsi agitato di notte pensando a come risolvere un problema.
    In alcuni casi queste preoccupazioni vengono riconosciute come eccessive, soprattutto dopo che l’evento temuto non si è verificato; in altri casi, invece, i timori sono considerati realistici. 

    Comunque venga interpretata l'ansia, chi soffre di GAD sperimenta un forte disagio dovuto alla preoccupazione costante.
    Questo stato di preoccupazione e di ansia viene mantenuto e amplificato dall'attività della nostra mente, che attraverso pensieri e giudizi continua a lavorare su questi argomenti per molte ore del giorno (e della notte). 
    Per attenuare le preoccupazioni, chi soffre di questo disturbo può attuare comportamenti come:
    • Distrarsi 
    • Evitare (attività, fonti di informazione, persone...) 
    • Chiedere continue rassicurazioni a chi sta intorno 
    Si tratta di comportamenti, che al contrario delle intenzioni di chi le mette in atto, hanno effetto nel mantenere ed aumentare il malessere e la sofferenza.

    Chi soffre di GAD può arrivare ad una compromissione del funzionamento nelle attività lavorative, sociali e familiari, ad una diminuzione dell'autostima ed eventualmente ad una conseguente depressione.

    Come riconoscere se si soffre di GAD
    Tutti proviamo ansia: per questo è importante differenziare le normali preoccupazioni da quelle che caratterizzano il disturbo d’ansia generalizzato. L’ansia è un’emozione funzionale, che prova ogni soggetto sano. Rispetto alle preoccupazioni normali, quelle che caratterizzano il GAD sono: 
    • più numerose, più frequenti, più invasive 
    • quasi costanti, presenti in previsione di qualsiasi evento, anche improbabile 
    • accompagnate da ansia molto forte 
    • non legate a situazioni di pericolo reale 
    • associate a sintomi fisici 
    • difficili da controllare 
    Preoccupazioni normali vs GAD
    Preoccupazioni "normali"
    Disturbo d'ansia generalizzato
    Le tue preoccupazioni non interferiscono con le tue attività  e responsabilità quotidiane.
    Le tue preoccupazioni interferiscono negativamente e in modo significativo con il tuo lavoro, le attività e la vita sociale.
    Sei in grado di controllare le tue preoccupazioni.
    Non riesci a controllare l'ansia e le preoccupazioni.
    Le tue preoccupazioni, benché spiacevoli, non sono causa di stress significativo.
    Le tue preoccupazioni ti agitano e ti stressano molto.
    Le tue preoccupazioni sono limitate ad un piccolo numero di problemi realistici.
    Ti preoccupi per qualunque cosa e tendi sempre ad aspettarti il peggio.
    Le tue preoccupazioni sono presenti solo per brevi periodi di tempo.
    Ti sei preoccupato quasi tutti i giorni per almeno 6 mesi.
    In presenza di questi sintomi, occorre escludere una condizione medica generale (es. ipertiroidismo) o l'effetto di sostanze quali caffeina o farmaci. Occorre, inoltre, distinguere da altri disturbi d'ansia, da ipocondria o da disturbo dell'alimentazione.


    Come viene trattato
    I trattamenti riconosciuti come più efficaci per la cura del disturbo d’ansia generalizzato sono la psicoterapia e la terapia farmacologica. Nella terapia farmacologica vengono utilizzati antidepressivi di nuova generazione e benzodiazepine. A breve termine questi farmaci risultano efficaci, ma all’interruzione della loro assunzione, è possibile che i sintomi del disturbo si ripresentino in quanto le sue cause possono restare inalterate. 
    Le Linee Guida indicano che "è opportuno nel caso del GAD associare un supporto non farmacologico al paziente. In alcuni casi il supporto psicoterapeutico è di prima scelta e può essere considerato esclusivo. Nella maggior parte dei casi è opportuna una terapia psicofarmacologica associata parallela o sequenziale. 
    Il trattamento più studiato e per il quale esiste evidenza di efficacia è la terapia cognitivo-comportamentale".
    Questo approccio lavora sulla riduzione o scomparsa dei sintomi d’ansia, sulla ripresa delle abilità sociali e del
    funzionamento psicologico interpersonale. Lavora sui problemi attuali («qui ed ora») e si basa su un impegno attivo da parte del paziente.


    Bambini e Disturbo d’Ansia Generalizzato (GAD)

    Nei bambini, le preoccupazioni eccessive possono riguardare eventi futuri, comportamenti passati, accettazione da parte degli altri, problemi familiari, capacità personali e risultati scolastici.
    A differenza degli adulti, bambini e ragazzi con GAD spesso non ritengono che l’ansia che sperimentano sia sproporzionata rispetto alla situazione. Per questo è necessario che siano genitori ed insegnanti a cogliere i sintomi.

    I campanelli d’allarme nei bambini possono essere:

    ü  Preoccupazioni circa situazioni di un futuro lontano (“e se?”, “cosa succederà se…?”)
    ü  Perfezionismo, eccessiva autocritica e forte paura di sbagliare
    ü  Sensazione di essere responsabili di qualunque catastrofe  e di poterle scongiurare attraverso le loro preoccupazioni
    ü  Bisogno di frequenti rassicurazioni e approvazione